Finalmente possiamo dirlo: quest'anno esce Star Wars.
Mancano giusto quei 340 giorni, ma possiamo impiegare questo tempo per approfondire bene tutto quello che i neofiti (sì, raga, ne esistono ancora) o i distratti possono aver perso.

Considerato che ancora non è chiarissimo se in Italia saranno presenti anche delle proiezioni in lingua originale e che io vedo l'intera saga in inglese da... boh, da sempre, è il caso di ripassare insieme i nomi italiani e provare anche a spiegare le scelte di doppiaggio che vennero fatte nel lontano '77.
Iniziamo col dire che, poteva andarci peggio: in Francia Star Wars è diventato La Guerre des Étoiles, così pure in Germania, con Krieg der Sterne.
Se fosse stato tradotto così in Italia, saremo insorti tutti (cioè, io non ero nata, ma avete capito) gridando allo scandalo: non solo "Wars" nella traduzione francese ha perso il plurale diventando "guerra", ma per di più "Star" da aggettivo (stellare) è diventato complemento di specificazione.
Basta questa considerazione per apprezzare l'adattamento italiano, spesso giustamente criticato per alcune modifiche a nomi di personaggi ed eventi.
Perché questo è quello che succede di frequente con un lavoro delicato come l'adattamento e il doppiaggio: va tenuto ben in mente non solo il significato, ma anche il contesto all'interno del quale viene utilizzato un termine.
Il tentativo di trasporre il più fedelmente possibile i contenuti linguistici di un'opera straniera, mantenendo invariato il messaggio originale, è un'operazione al limite della follia: tutta una serie di fattori della lingua madre (rime, assonanze, dissonanze, giochi di parole, modi di dire) non potrà essere resa alla perfezione e purtroppo molto si perderà sia nella traduzione che nel cambio di registro recitativo.
Insomma: guardate i film e le serie tv in lingua originale, sempre.
Ma, scusate, mi sono distratta un attimo.
Di che parlavamo?
Ah sì, l'adattamento del '77.

Mario Maldesi, direttore del doppiaggio, non ha avuto un compito semplice con l'opera di Lucas: ci si rende conto immediatamente che, più di altri film, qui non tutti i nomi originali risulteranno adatti o adattabili ad un pubblico non anglofono.
In aggiunta, sono anni in cui letteralmente NESSUNO in Italia conosce l'inglese, nemmeno vagamente, nemmeno l'ibrido che tanti conoscono ora.
E qui iniziano i problemi.


L'ADATTAMENTO: La scelta dei nomi 

Il protagonista principale, l'eroe attorno al quale ruota la vicenda, fortunatamente ha un nome che può essere lasciato senza variazioni di sorta: Luke Skywalker suona davvero bene e quindi resta così anche per noi italiani, esattamente come succede per Obi-Wan Kenobi.
Ma sono gli unici due a cui viene riservato questo trattamento di favore.
Leia è meno fortunata: il nome suona forzato alle nostre orecchie italiche per via dello iato di tre vocali di fila del nome originale. Sembra un errore di pronuncia, qualcosa a cui manca un pezzo.
Una consonante per esempio.
Così viene aggiunta una L per compensare, ottenendo Leila. Possiamo accettarlo?
Meh, sì, dai, qui non credo che faremo fatica in sala.
Han Solo presenta un problema molto simile e per questo diventa Ian Solo, omettendo quell'H aspirata che il nome originale richiede di pronunciare.
Il copilota del (e secondo me dovremmo dire DELLA, è un'astronave, femminile) Millennium Falcon, Chewbacca, diventa Ciubecca, quasi una traslitterazione.
Il nome italiano consente di rendere il giochetto di troncatura Chewie (il nomignolo col quale Solo si rivolge al Wookiee) con un simpatico Ciube, che se elimina l'evidentemente intraducibile gioco di parole col verso 'to chew'.

Se finora, ce la siamo passata bene, è solo perché la vera sfida deve ancora arrivare: due dei personaggi principali della saga non possiedono un nome, bensì delle sigle.

Ci Uno - Pi Otto o Artuu - Dituu?

Spesso, quando ci si trova davanti a nomi inventati, è bene considerare le motivazioni che hanno portato l'autore ad operare scelte di un certo tipo, prima di intervenire con delle modifiche.
Lucas a cosa pensava mentre creava i nomi originali dei due droidi? Le sigle R2-D2 e C-3P0, che oggi credo siano familiari a tutti visto che sono utilizzate nella nuova trilogia, che origine hanno?
C'è forse un significato particolare dietro questi nomi o sono piuttosto frutto del caso?
Le sigle, ammettiamolo subito, non significano un cazzo di niente, ma non sono casuali: Lucas le ha scelte per il loro suono.
In particolare R2-D2 viene scelto per l'assonanza "Artù / Arthur": il nome vuole "umanizzare" il simpatico robottino, sottolineando come Lucas lo consideri una spanna sopra gli altri droidi che popolano il film, elevandolo non solo a livello degli altri personaggi, ma addirittura a fulcro dell'intera vicenda (il droide porta, memorizzato nel suo sistema mnemonico, tutto lo schema tecnico della Morte Nera, il che lo rende fondamentale per gli scopi dell'alleanza ribelle, nonché pericolosissimo per l'Impero).
C - 3PO è invece solo una sigla che suona bene e risulta scorrevole quando il droide fa le sue pompose presentazioni: "I am C - 3PO, Human Cyborg Relations!".
Quando Star Wars giunge in Italia il problema è subito evidente: i nomi originali dei droidi, così ben calati nel contesto inglese, non rendono altrettanto nella nostra lingua.
A proposito di R2-D2, l'assonanza con Arthur è inarrivabile per un pubblico non anglofono; tanto che in spagnolo hanno dimenticato la sigla e l'hanno tradotto proprio così: Arturito.
Giuro (che pallottola abbiamo schivato?!).
Allora che fare? Bisogna restare coerenti con l'idea originaria del ciccione (vale a dire trasmettere simpatia), e contemporaneamente cercare qualcosa con la corretta assonanza e non troppo distante dall'universo fantascientifico rappresentato (quindi ARTURITO NO).
Soluzione: si armonizzano le due sigle.
R2-D2 diventa C1-P8 (con quel P8 che suona come Pinotto) e C-3PO diventa D-3B0, insomma quel tanto che basta per distinguerlo dal suo amico simpatico.

Dart Fener o Darth Vader?

Le stesse considerazioni circa l'adattamento dei nomi originali dei droidi valgono anche per la scelta del nome italiano di Darth Vader.
Nelle intenzioni di Lucas il nome del Dark Lord doveva essere imponente e spaventoso allo stesso tempo (Vader è chiaramente la troncatura di in-vader, così come nella nuova trilogia Sidious è la troncatura di in-sidious).
Si opta, quindi, per Dart Fener: non è troppo lontano dall'originale, adatto alle orecchie italiane, ma totalmente privo del significato implicito di invasore, che in effetti non era facilissimo da tradurre.

Morte Nera, Quadropodi e Sabbipodi

L'arma più spettacolare dell'Impero, simbolo stesso della potenza distruttiva sulla quale si basa la politica di paura di quest'ultimo, e con la quale vengono tenuti sotto controllo i vari sistemi della galassia; dalle dimensioni di una piccola luna e dotata di un potere distruttivo pari a più della metà dell'intera flotta imperiale: è l'immensa... Stella della Morte.

Che per tutti è la Morte Nera (nome più terrificante, lo ammetto), ma vuoi mettere l'eleganza della versione originale? Death Star è l'apoteosi di ciò che è più grande di noi, di ciò contro cui non possiamo competere. Un arma sublime, con la potenza - che sono gli astri hanno - di spazzare via la vita entro un raggio d'azione difficilmente comprensibile alla mente umana con un solo, rapido colpo.
Ok, la Death Star è un planetoide artificiale, non una stella artificiale, come il nome originario vorrebbe farci intendere, ma insomma: io preferisco la Stella della Morte.
Sono l'unica, lo so.

Un'altra variazione apprezzata (non mi risultano particolari moti d'odio, quanto meno) la troviamo in Sabbipodi, il nome scelto per i Sandpeople, i predoni che abitano le lande desertiche di Tatooine.
Il più letterale Gente della Sabbia sarebbe stato oggettivamente tremendo e solo in Episodio I e II vengono definiti Tusken Raiders (Predoni Tusken e poi Predatori Tusken)
Meno riuscita è l'iniziale traduzione degli Imperial Walkers che diventano Quadropodi e poi Camminatori. Io, qui, davvero non so come giustificarli.

Sai parlare il Bocce?

Sì: questa è la domanda esatta che Owen Lars rivolge, in inglese, a C-3PO, prima di acquistare il droide dai Javas; "can you speak Bocce?".
Questo sarebbe stato il prezzo da pagare se fossimo rimasti iperfedeli.
Per fortuna, un sapiente adattamento ci ha propinato un meno imbarazzante "Sai parlare il Baddi?", che riesce a mantenere l'effetto dell'originale senza cadere nel ridicolo.

La guerra dei Quoti e gli Stellapilota

Veniamo ora al peggio del peggio, cioè alla scelta di traduzione in assoluto più criticata da ogni fan della saga, la quale, oltretutto, non ammette scuse.
La Guerra dei Cloni, l'evento che porta la galassia starwarsiana sotto la dittatura dell'Impero, menzionata da Luke nel suo dialogo con Obi-Wan, viene inspiegabilmente proposta nell'adattamento italiano come Guerra dei Quoti.

Non solo il cambiamento non appare giustificato (Cloni - Quoti, la pronuncia non trae alcun beneficio da questa variazione), ma oltretutto "quoto" in italiano vuol dire ben altro (roba di aritmetica, argomento che NON TRATTERÒ qui).
Evidentemente la clonazione appare ancora un argomento troppo ostico e fantascientifico; si opta per qualcosa di più... no, sul serio, non la so giustificare questa scelta.

Altro punto debole è l'adattamento italiano di Starpilot, che diventa, con ben poca immaginazione e ancora meno comprensione delle regole base dell'italiano, Stellapilota.
Perché si sa: Pilota Interstellare è difficile, meglio scegliere un nome ridicolo.

Il lip sinc

È doveroso, ora, fare un appunto, prima che mi accusiate di essere di parte e di volervi propinare sempre e solo roba in lingua originale (cosa comunque vera): molte delle variazioni che troviamo in un film tradotto sono dovute al lip sinc, ovvero alla sincronia tra i movimenti della labbra e le parole pronunciate in fase di doppiaggio; una regola che vige sia in studio, quando gli attori doppiano sé stessi, sia in fase di adattamento, quando ci troviamo a doppiare un attore straniero.
In questo caso, la scelta dei termini della frase è dettata anche dalla lunghezza delle parole, che deve avvicinarsi il più possibile a quella delle parole originali: non si devono vedere labbra in movimento senza alcun suono pronunciato, così come non si devono sentire suoni quando, nel filmato, l'attore ha smesso di parlare.
Questa è l'unica motivazione per cui Stellapilota, benché un tantino ingenuo come termine, sia stato preferito al più lungo Pilota interstellare.

In un caso, addirittura, si è riusciti a dare l'impressione che l'attore stia pronunciando proprio le parole che sentiamo, anche se si tratta di una traduzione.
Cantina di Mos Eisley: nella versione italiana Han Solo chiede "trentacinquemila, tutti anticipati", per portare i nostri eroi ad Alderaan, mentre nell'originale in inglese ne chiede solo diecimila. Perché mai questo aumento di tariffa degno di Renzi?
Perché "diecimila", in inglese, si pronuncia "ten tausend": l'espediente consente di creare l'illusione appena descritta per cui quando Luke, sbigottito, ripete la cifra scandendo bene le parole ("trentacinque..! Potremmo quasi comprarci un mezzo nostro!"), le due frasi, iniziando entrambe con la T, rendono tangibile l'illusione.



L'ADATTAMENTO: I dialoghi

Mi ci vorrebbe un blogpost a parte.
Una delle variazioni più interessanti riguarda la frase "Impara a capire la Forza, Luke!", l'invito che Obi-Wan rivolge a Luke dopo aver visto il messaggio della Principessa.
Da una traduzione più alla lettera dell'originale "Learn about the Force, Luke!", sarebbe risultato un meno significativo "Impara le vie della Forza, Luke!", oppure "Impara la dottrina della Forza, Luke!" il quale, benché riporti benissimo il significato originario, priva il dialogo di tutte le accezioni spirituali che il semplice inserimento della parola "capire" sottintende.
Perché l'inglese ha questa capacità di essere fumoso e iperpreciso allo stesso tempo.
Quel "capire" trasforma completamente la frase elevando la Forza da semplice energia mistica, o dottrina, a volontà superiore, che deve essere compresa, capita, accettata, abbracciata; proprio come noi ci sforziamo di capire ed accettare il destino, del quale la Forza rappresenta la controparte starwarsiana.
Da questo punto di vista, l'adattamento italiano anticipa di ventidue anni ciò che vedremo in Episodio I, dove per la prima volta si parla di "Will of the Force", il volere della Forza.

Altro esempio: "Illuminati noi siamo! Non questa materia grezza..." , è la variazione italiana per la frase "Luminous beings are we! Not this crude matter!", acuta osservazione con la quale il Maestro Yoda si rivolge a Luke ne L'Impero Colpisce Ancora.
Di nuovo si accentua il lato spirituale di Star Wars, poiché la parola "illuminato" indica chi raggiunge un livello di consapevolezza più alto, ed è quindi un'espressione decisamente migliore di una semplice traduzione letterale come "esseri di luce, - o luminosi - noi siamo!".

Ma la fortuna del doppiaggio italiano termina qui.
I blaser diventanto "fulminatori", lì dove poteva starci un "disintegratori";
poco azzeccato anche il termine "immaginoso" col quale Jabba the Hutt definisce il cacciatore di taglie (Leila travestita) che lo minaccia con un detonatore termico.

E poi niente: speriamo che comunque lo diano in inglese.
Pretty please!

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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