Staremo anche seguendo l'ottava stagione del nuovo ciclo, ma sono 50 anni che un Dottore compare in tv, principalmente sugli schermi inglesi, ma non solo.
La serie è talmente ricca e varia che, nonostante io capisca che non possa essere apprezzata da tutti, al tempo stesso trovo ridicola la posizione di alcuni haters.
La storia del Dottore è talmente ricca e varia che se non ti piace qualcosa, basta aspettare un po': l'episodio basato sui tuoi gusti è matematicamente in arrivo.

Con Capaldi, in più, non si deve nemmeno aspettare così tanto: i nuovi episodi mi sembrano molto variegati e credo che possano essere apprezzati da moltissimi.
Nei primi sei episodi abbiamo visto molte citazioni dedicate ai più affezionati, una puntata dedicata ad una leggenda, una in stile Bourne-Oceans-Hustle, una interamente pensata per chi conosce i trascorsi dottoreschi coi Dalek, una focalizzata sui personaggi e poi, via via, momenti di pensare, momenti di paura, momenti di emozione e momenti di ridere.
Ora, quante altre serie tv sono in grado di farlo?

Non molte perché questo, a mio avviso, è uno dei punti di forza di Doctor Who.
Adottando un approccio antologico nella narrazione seriale (al contrario di prodotti focalizzati come The West Wing o Game of Thrones), si possono (mal)trattare i personaggi in mille modi, pur mantenendo la coerenza interna.
Si aprono e si moltiplicano così le possibilità della storia, d è possibile costruire un nuovo mondo ogni settimana per gli spettatori.

Certo: l'approccio antologico ha un punto debole.
Ogni episodio cerca di essere leggermente differente rispetto al precedente (in termini di ritmo, soprattutto, ma anche di balance dei personaggi, di location e via dicendo...), per questo è più difficile per il pubblico legarsi rapidamente al cast e ai character.

Ma è sempre stato così?
Beh, insomma.
Ci sono stati grandi cambiamenti nel corso degli anni.
L'approccio antologico c'è sempre stato, ma ora è al suo massimo: nella serie 'classica' le singole storie (quindi le avventure) duravano almeno quattro episodi, ma potevano tranquillamente raggiungere le sei o le sette puntate. Questo creava una forte continuità settimanale e anche le storie erano molto legate tra loro in quanto tema e stile.
Quando parliamo di 'era Barry Letts' o di 'era Philip Hinchcliffe' ci vengono in mente non solo specifici abbinamenti Doctor/Companion, ma anche alcune tipologie di storia: Letts, per esempio, si focalizzava maggiormente su storie d'azione (che a noi ricordano molto Earthbound) con una forte linea di introspezione ed il sapore quasi 'buddista' tipico del Terzo Dottore (Jon Pertwee); mentre Hinchcliffe prediligeva l'horror gotico che ben riusciva a tagliare sull'eccentrico Tom Baker.

Ma non solo.
Anche la televisione in sé è cambiata molto e, durante i suoi 50 anni di messa in onda, Doctor Who ha tenuto il passo con gli sviluppi, le tecniche e lo stile.
Dai primi episodi in bianco e nero che erano poco più i pezzi teatrali ripresi con una telecamera per trasmettere l'immagine al pubblico siamo arrivati fino allo spettacolo cinematografico che ora va in onda ogni settimana.

Ogni settimana arriva qualcosa di nuovo.
Ogni anno assistiamo a notevoli cambiamenti.
Ogni pochi anni un importante cambiamento nel team di produzione interessa il programma.
E, se volgiamo lo sguardo ai decenni, è possibile vedere i cambiamenti sociali riflessi nello spettacolo.

Insomma: date almeno una possibilità al Dottore, magari non solo quello della nuova produzione.
Se non vi bastano questa e le altre ragioni, beh, non sapete proprio cosa vi perdete.


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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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