COS'È: Sean Bean che, avendo qui centordici identità, forse riesce a non schiattare almeno in una.
Forse.

Sulle numerose morti di Sean Bean abbiamo riso tutti, spesso scordandoci che parliamo di un attore davvero in gamba - e non solo nel trapassare.
Legends, però, non appare come una serie tv scritta con estrema cura ed attenzione, nonostante l'idea di base sia buona e semplice.
Seguiamo sin da subito le avventure di Martin Odum, un agente dell'FBI specializzato in azioni sottocopertura.
Martin, nonostante pareri discordanti dei medici (che non dovrebbero essere proprio quelli della mutua, ma si sa che il servizio sanitario americano ha i suoi problemi) in merito al suo servizio, è un vero portento nell'assumere identità altrui, cambiano movenze, accenti, cadenze e altri dettagli tipici della personalità di ognuno.
Con un piccolo espediente viene giustificato il suo claudicante accento americano (Bean è inglese) e tutto sommato il vederlo passare da una 'leggenda' all'altra è divertente e coivolgente.

Insomma: “He’s the most naturally gifted deep operative that we’ve got. Maybe the best that we’ve ever had.”
Ma ad un tratto viene avvicinato da una figura misteriosa che mette in dubbio la sua vera identità, sostenendo che Odum non esiste, ed è solo frutto della fantasia e delle necessità dell'FBI.
Martin ha attraversato così tante incarnazioni sotto copertura (note appunto come "Legends") che inizia a non essere nemmeno sicuro che i propri ricordi siano propri e reali.

Purtroppo, proprio qui, iniziano i problemi: il ritmo - indubbiamente alto - è tenuto vivo da un montaggio composto da stacchi secchi e repentini o da scene molto corte, NON da una scrittura emozionante o veloce.
L'altro problema (quanto meno del pilot) è che alcune cose sono definite dai dialoghi e non dalle azioni: l'uomo misterioso, per esempio, dice a Martin che lui non dovrebbe ricordare, ma fino a quel momento non era chiaro che il protagonista stesse avendo dei flashback sul proprio passato o sulla propria identità.
Gli spiegoni chiarificano, ma annoiano ed appesantiscono una storia che, comunque, si rivela interessante dalle premesse e sufficientemente semplice da permetterci di approfondire correttamente i vari personaggi sullo schermo, soprattutto Martin e la sua vita à-la-Bourne.

Il pilot è sicuramente buono, anche se spero vivamente che i prossimi episodi siano
- meno ripetitivi (nel pilot il momento clou è lo stesso per ben due volte)
- un po' meno Bourne o 24
- un po' più ricchi di scrittura
- un po' più intelligente.

Basta davvero poco perché Legends ha delle ottime premesse.
E uno Sean Bean in grandissima forma, in grado di sostenere da solo un intero show.
Glielo lasciamo fare fino alla fine, vero sceneggiatori?




GUARDALO SE:
ti piace Sean Bean
ti mancano un po' Jason Bourne e Jack Bauer

EVITA SE:
vuoi più sostanza e meno spie

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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