COS'È: la serie tv di Hellblazer.
O di quel film con Keanu Reeves.
Inutile spiegare le aspettative che tre quarti dell'internet nutrivano per questa trasposizione, figlia di uno dei fumetti più belli ed avvincenti mai scritti.
Aspettative per alcuni aspetti soddisfatte, per altri no.
Decisamente no.
Perché nel fumetto John è un arrogante, sarcastico, disilluso, presuntuoso bastardo che fuma una Silk Cut dietro l'altra.
Sul grande schermo, l'attitudine è rimasta a discapito del trench color sabbia.
Sul piccolo schermo, dove è vietatissimo fumare pena la dannazione eterna ad una fascia oraria inutile, John Constantine non fuma. MAI.
Solo una volta sembra spegnere una sigaretta, che non gli abbiamo visto né accendere né assaporare.
Epperò ha di nuovo il trench marrone!!1!uno.
(e la gente muore con la stessa cadenza delle popolazioni di Game Of Thrones).
Perché le serie tv US sono così: coerenti fino in fondo.
*risate registrate*
Certo, l'interpretazione di Matt Ryan è davvero impeccabile: accento, sguardi, attitudine, quasi tutto il pacchetto.
Manca però la provocazione, ma non certo per lacune attoriali: il processo di edulcorazione l'ha reso un personaggio privo di ogni ambiguità che passa le proprie giornate a dire frasi sarcastiche e a girare con la co-protagonista.
Certo, i dialoghi sono ottimi da questo punto di vista (e al momento spicca indubbiamente la figura di Chas con la sua misteriosa “immortalità”, assente nei fumetti) ma sembra prefigurarsi una serie tv 'verticale': un 'demone a settimana' per ogni puntata, senza scordare le trame orizzontali riguardanti Nergal e l’anima di John, il quale qui non sente, come detto prima, la minaccia del cancro ai polmoni.
In numerose sequenze sono presenti numerosi cliché visivi: possessioni demoniache, antichi sigilli protettivi o angeli che necessitano dell’intervento umano per raggiungere obiettivi che potrebbero compiere tranquillamente da soli.
Già visto, già interiorizzato, speravamo di evitarlo, ma amen, qui possiamo chiudere un occhio.
Manca però tutto il macabro e l'horror, esattamente com'è successo per qualunque trasposizione filmica di Dylan Dog: manca l’inquietudine in grado di generare vera suspense, nonostante i tentativi di adottare dinamiche tipiche del genere horror.
Insomma, staremo a vedere. Abbiamo un buon pilot che non eccede in ritmo, non annoia e si dimostra abbastanza interessante, ma Constantine ha bisogno di battere percorsi ben più arditi se vuole imporsi e rendere giustizia alla sua fonte fumettistica.
GUARDALO SE:
hai amato film e fumetto
EVITA SE:
ti aveva già stancato Supernatural
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O di quel film con Keanu Reeves.
Inutile spiegare le aspettative che tre quarti dell'internet nutrivano per questa trasposizione, figlia di uno dei fumetti più belli ed avvincenti mai scritti.
Aspettative per alcuni aspetti soddisfatte, per altri no.
Decisamente no.
Perché nel fumetto John è un arrogante, sarcastico, disilluso, presuntuoso bastardo che fuma una Silk Cut dietro l'altra.
Sul grande schermo, l'attitudine è rimasta a discapito del trench color sabbia.
Sul piccolo schermo, dove è vietatissimo fumare pena la dannazione eterna ad una fascia oraria inutile, John Constantine non fuma. MAI.
Solo una volta sembra spegnere una sigaretta, che non gli abbiamo visto né accendere né assaporare.
Epperò ha di nuovo il trench marrone!!1!uno.
(e la gente muore con la stessa cadenza delle popolazioni di Game Of Thrones).
Perché le serie tv US sono così: coerenti fino in fondo.
*risate registrate*
Certo, l'interpretazione di Matt Ryan è davvero impeccabile: accento, sguardi, attitudine, quasi tutto il pacchetto.
Manca però la provocazione, ma non certo per lacune attoriali: il processo di edulcorazione l'ha reso un personaggio privo di ogni ambiguità che passa le proprie giornate a dire frasi sarcastiche e a girare con la co-protagonista.
Certo, i dialoghi sono ottimi da questo punto di vista (e al momento spicca indubbiamente la figura di Chas con la sua misteriosa “immortalità”, assente nei fumetti) ma sembra prefigurarsi una serie tv 'verticale': un 'demone a settimana' per ogni puntata, senza scordare le trame orizzontali riguardanti Nergal e l’anima di John, il quale qui non sente, come detto prima, la minaccia del cancro ai polmoni.
In numerose sequenze sono presenti numerosi cliché visivi: possessioni demoniache, antichi sigilli protettivi o angeli che necessitano dell’intervento umano per raggiungere obiettivi che potrebbero compiere tranquillamente da soli.
Già visto, già interiorizzato, speravamo di evitarlo, ma amen, qui possiamo chiudere un occhio.
Manca però tutto il macabro e l'horror, esattamente com'è successo per qualunque trasposizione filmica di Dylan Dog: manca l’inquietudine in grado di generare vera suspense, nonostante i tentativi di adottare dinamiche tipiche del genere horror.
Insomma, staremo a vedere. Abbiamo un buon pilot che non eccede in ritmo, non annoia e si dimostra abbastanza interessante, ma Constantine ha bisogno di battere percorsi ben più arditi se vuole imporsi e rendere giustizia alla sua fonte fumettistica.
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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.
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