Lo so, questo blog non è famoso per la sua serietà, ma che vi devo dire: sarà la magia del Natale, sarà l'essere a casa e l'avere un po' di tempo finalmente per pensare, sarà quello che volete ma due frasi meno sceme del solito le vorrei provare a dire.
Siccome, però, io non sono brava con le parole (bella idea quella di avere un blog!) preferisco fare solo una piccola introduzione e poi affidarmi al discorso di qualcun altro.

Avere un blog di recensioni significa da un lato esporsi a confronti e critiche, dall'altro magari farsi conoscere agli occhi di persone che, live o virtualmente, ti etichetteranno.
'È la vita', direte voi.
Sì, vi rispondo io, solo che qui ci sono un po' meno feedback e, se non essere capita mi intristisce, essere intuita e dedotta mi svilisce.
Solitamente perché la gente deduce accazzo.


È vero: i gusti sono un'ottima cartina tornasole per capire una persona.
Ma soprattutto per capire noi stessi perché per entrare dentro di noi ci vuol un bel coraggio e una bella preparazione. Bisogna essere armati fino ai denti 'che mica è una passeggiata.
Perché alcune cose ci/mi piacciono ed altre no?
Cosa ci fa odiare un film o una canzone?
Perché un'opera che tutti hanno amato all'unanimità (Inception, Quasi Amici, ...) io la trovo insopportabile?

Nel mio caso, dopo un lungo impegno, sono arrivata alla risposta: non mi piace la pornografia dei sentimenti e amo le cose semplici.
Voglio comprendere le cose, ma (soprattutto quest'anno) ho imparato a fare qualcosa che non capisco per qualcuno a cui voglio bene.
Credo che i fatti siano più importanti delle parole, ma credo che se scegli di parlare devi usare le parole giuste - le migliori - perché mandare tutto a puttane con una scelta lessicale sbagliata è un attimo.
E spesso nei film che vedo non ci sono queste cose.
Una pellicola che ha questi elementi, per me, è un ottimo lavoro.
Me ne sono resa conto poco fa, quanto la modalità random di iTunes mi ha regalato, una di seguito all'altra, Crazy To Love You e Different Sides di Leonard Cohen più This Must Be The Place dei Talking Heads.
Sull'ultima quasi non vorrei parlare: è solo la canzone più perfetta che sia mai stata scritta. Parla di cose talmente semplici e belle che ad ogni ascolto mi ritrovo a piangere col sorriso sulle labbra.
Le altre due mi hanno fatto ricordare il discorso di Cohen quando ha ritirato il Prince of Asturias Awards.
Vi posto il video (ci sono i sottotitoli) riassumendo il mio pensiero: basta con le cazzo di commedie italiane e francesi sui dolori della quotidianità e la pornografia dei sentimenti.

Abbiamo tutti problemi, fisime, macerie sentimentali ed emotive.
Le persone (e i registi) si distinguono tra quelle che provano a conviverci senza farlo pesare agli altri e quelle che le usano come scusa e giustificazione per il loro comportamento.
Vi basti come recensione futura per tutto quello che verrà prodotto in Italia e in Francia nel 2014.

Ovviamente Leonard lo dice molto meglio:
"Mi sono sempre fidato poco quando si tratta di premi di poesia. La poesia viene da un luogo che nessuno controlla e nessuno conquista. Quindi mi sento una specie di cialtrone ad accettare un premio per un'attività che non controllo. In altre parole: se sapessi da dove arrivano le buone canzoni, ci andrei un po' più spesso. 
[...] 
Crescendo, ho iniziato a capire le regole che accompagnano il dono di avere una voce. E quali sono queste regole? Una sola: non lamentarsi a caso. Se dobbiamo esprimere la grande inevitabile sconfitta a cui andremo incontro, dobbiamo farlo all'interno dei rigidi confini della dignità e della bellezza"




Sembra così facile vero?
Però l'ha detto solo lui.

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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