Breaking Bad, addio e grazie di tutto (5X16)

(ho provato a scrivere questo pezzo senza spoiler, ma uno mi è inevitabile. L'ho scritto in bianco per cui potete leggere senza problemi. Se volete beccarvi lo spoiler, evidenziate il post e vi comparirà)

La chimica è lo studio della composizione della materia e dei suoi cambiamenti.
La formazione, la crescita, il decadimento e la trasformazione.
In Breaking Bad vediamo tutte queste cose: un sacco di cambiamenti, di sviluppi, di cadute e di modificazioni. E, naturalmente, un sacco di chimica in senso stretto.

Ora che la serie è finita, che il cerchio è chiuso, vediamo come tutti i fili sono stati presi e portati lì, dove dovevano essere, con grande maestria.
Ah, sì, prepariamoci a quelli che saranno delusi dall'episodio, perché 'è scontato'.
Certo che è scontato, ma non come lo intendiamo solitamente.
Lo troviamo (anzi, lo trovate, VOI, perché io l'ho amato) scontato perché abbiamo imparato a conoscere Walt come fosse una persona reale, vicina a noi, fisicamente parte della nostra vita.
Walt è crollato e ha accettato la morte serenamente?
Locke (Steven Knight, 2013)

COS'È: un film in tempo reale, girato completamente all'interno di un'auto.
Buried, ma fatto ancora meglio.
Finalmente questo anno cinematografico inizia ad avere un senso.

Ivan Locke sale in auto e guida per un'ora e mezza, da Birmingham a Londra.
Guida e fa telefonate. Oppure risponde alle chiamate in entrata.
Tutto qui. Sullo schermo Tom Hardy è l'unico attore e personaggio che vediamo e lo seguiamo mentre la sua vita cade a pezzi, proprio durante quel tragitto di un'ora e mezza.
Mom (pilot, CBS) e Dads (pilot, Fox)*


COS'È: "I don’t think Thor is technically a god"
"Well, then you haven’t been near his arms".
E CIAO, AMICI, CIAO PROPRIO.

Agents of S.H.I.E.L.D. è la serie tv che aspettiamo da quando siamo usciti dalla sala dopo aver visto The Avengers.
Tutti d'accordo?
Bon.

Il compito dello S.H.I.E.L.D. è presto detto: 'proteggere l'ordinario dallo straordinario' o meglio 'da ciò che non sono ancora pronti a sapere'.
La visione è interessante, perché nonostante i costanti riferimenti alla battaglia di New York e ai Vendicatori, il punto di vista è strettamente legato all'organizzazione, al suo rapporto con lo stato, a quello che non ci dicono, con varie motivazioni (il nostro bene è solo una tra tante).
C'è bisogno di questo tipo di prodotto in questo momento?
Sì.
Se avessi un minimo di voglia di editare questo post, ci aggiungerei Agents of S.H.I.E.L.D.

Com'è sapere che c'è un organizzazione che arriva perfino a manipolare se stessa e i Vendicatori?
E vi ricordo che stiamo parlando di gente tipo Thor, che quando si mette al volante di un'auto di F1 finisce che gli avversari bruciano in un incidente mortale (provate a dire che Rush non parla di questo).
Com'è, dicevamo?
Beh, è... adatto ai tempi.
Lo S.H.I.E.L.D. ci fa paura tanto quanto qualunque cosa segreta, ma un minimo ci rassicura perché in fondo senza di loro questo strano mondo sarebbe ancora più strano.

Agents of S.H.I.E.L.D. (pilot, ABC)

COS'È: "I don’t think Thor is technically a god"
"Well, then you haven’t been near his arms".
E CIAO, AMICI, CIAO PROPRIO.

Agents of S.H.I.E.L.D. è la serie tv che aspettiamo da quando siamo usciti dalla sala dopo aver visto The Avengers.
Tutti d'accordo?
Bon.

Il compito dello S.H.I.E.L.D. è presto detto: 'proteggere l'ordinario dallo straordinario' o meglio 'da ciò che non sono ancora pronti a sapere'.
La visione è interessante, perché nonostante i costanti riferimenti alla battaglia di New York e ai Vendicatori, il punto di vista è strettamente legato all'organizzazione, al suo rapporto con lo stato, a quello che non ci dicono, con varie motivazioni (il nostro bene è solo una tra tante).
C'è bisogno di questo tipo di prodotto in questo momento?
Sì.
Se avessi un minimo di voglia di editare questo post, ci aggiungerei Agents of S.H.I.E.L.D.
Sleepy Hollow (pilot, Fox)

COS'È: ambientare le cose ai giorni nostri is the new black.
Il risultato, invece, è più simile a delle signore di mezz'età che ho visto a bordo piscina a Las Vegas, in agghiaccianti costumi interi zebrati: troppa roba in troppo poco spazio. E fatta anche abbastanza male.

Ichabod Crane (Tom Mison), circa 250 anni dopo la sua morte, si ritrova catapultato nella Sleepy Hollow del presente. In un mondo molto diverso da come lo ricordava (... di questo ne parleremo a breve), presto si accorge di non essere l'unico a riapparire dal passato: anche il CavaliereSenzaTesta è tornato a seminare morte e terrore. Ad aiutarlo nel tentativo di fermare il famigerato demone ci penserà una caparbia e coraggiosa detective del piccolo centro, Abbie Archer, perché se non ci metti qualcuno di afroamericano non siamo ai giorni nostri.
Ora, quanto sa di puttanata una roba del genere?
Più o meno tanto quanto Once Upon A Time, eppure la prima stagione era figa (SOLO la prima).
Quindi, su, dai, diamogli una possibilità a 'sta cagata a questa cosa che nulla ha a che vedere con Tim Burton.

Rush (Ron Howard, 2013)

COS'È: il film che finora è riuscito meglio a Ron Howard.
Il rosso è il tuo colore fortunato, a quanto pare.

Ci sono due modi per recensire e giudicare un film così: con la testa e con il cuore.
Rush ottiene l'approvazione in entrambi i campi.

Eliminiamo subito la parte 'cuore': la F1 è uno sport che mio padre ha sempre seguito, fino a qualche annetto fa, obbligando le sue figlie (tre, poveretto) a fare lo stesso.
E come dargli torto: ora nemmeno io riesco a trovarlo interessante, ma la mia infanzia è stata segnata dalle levatacce nei weekend per vedere i vari GP.
Non ero nata ai tempi della sfida Lauda-Hunt (a Prost-Senna sì), ma c'è un momento che per me resta il simbolo di questo sport.
E no, non è l'incidente di Lauda. Certo, quelle immagini sono impressionanti: il muro di fuoco, l'inadeguatezza dei soccorsi, la pericolosità della pista, la prontezza degli altri piloti nell'aiutare un compagno... tutto vero e tutto da brivido.
Ma c'è un altro momento che è impresso nei miei occhi di bimba: il ritorno di Lauda, una manciata di giorni dopo l'incidente. Anzi, per essere precisa, la fine della corsa. Quando invece di sfilarsi il casco se lo strappa, perché le ferite sotto si sono aperte e gli hanno praticamente incollato la protezione addosso.

Spiega: il cinema come specchio della società (aka la paura)

[BENVENUTI AL QUATTORDICESIMO POST-SPIEGONE DI QUESTO BLOG]

Sì, ok, non sto più facendo i post sulle uscite settimanali, è vero.
Non so, vi mancano? Devo ricominciare a farli? Ditemi e ci penso.

Ok, finita la sezione 'Dillo a Edna', passiamo alla lezione di oggi che poi è la banalità di titolo che vedete lì in alto.
Perché parlare di 'ste cazzate? Intanto perché a me va e qui si fa come dico io, e poi per varie frasi che mi son state dette ultimamente.
Non scendo nel dettaglio, ma riassumo dicendo che il motivo per cui amo il cinema è lo stesso per cui adoro leggere i quotidiani e i romanzi: sono lo specchio della società.
Con la differenza che cinema e romanzi tendono ad 'anticipare' alcune tendenze (a causa della sensibilità degli autori), mentre i quotidiani si limitano a riportare le cose dopo che sono già accadute.
L'Arbitro (Paolo Zucca, 2013)

COS'È: un film italiano molto bello.
Ma pensa te cosa mi ritrovo a scrivere di lunedì mattina.

Eppure sono seria e convinta: L'Arbitro è un buon film e non solo per essere italiano.
Si tratta di un film che unisce un'ambientazione internazionale ad un aspetto molto regionale, tipico ed autoctono.
Accanto alle aspirazioni di gloria dell'arbitro Cruciani (Accorsi, che a me non piace, ma ci son due scene che valgono tutti gli 8 euri dati alla cassiera)(*blink*), ci sono le rivalità intestine e gli amori adolescenziali tipici di una terra isolata, che fa 'mondo a sè stante' come la Sardegna.

Zucca riesce dove la maggior parte dei registi italiani fallisce: riesce a dare un quadro realista ed oggettivo della propria terra natale, senza falsi stereotipi, ma allo stesso tempo mantenendo tutti gli elementi cardine che fanno parte dell'iconografia classica della Sardegna.
Monsters University (Dan Scanlon, 2013)

COS'È: il primo prequel made in Pixar.
E non sarà il capolavoro di questa casa di produzione, ma fossero tutti così i prequel e avremmo un valido motivo per smettere di lamentarci che ormai non si scrivono più personaggi nuovi.
E poi a voi non era piaciuto Brave, quindi che non capite un cazzo di prodotti non mainstream non era proprio un mistero.

Dobbiamo star qui a parlare di quanto sia figa la CGI?
Sullypelosone (sì, è una parola unica) era incantevole nel lontano 2001, in dodici anni la Pixar da questo punto di vista è solo migliorata e lo sapevamo già.
Quindi no, non parleremo né di questo né di tutte le citazioni che quei geniacci ci hanno infilato qua e là (ok, dai, una la devo dire, perché il palazzo centrale del campus che ricorda tantissimerrimo Cthulhu si merita due parole)(ok, fatto).
Perché sto facendo questa recensione, allora?
Perché il bello di questo film è che la Pixar ha le palle di fare un film assolutamente NON Disney pagata proprio dalla Disney.

Elysium (Neill Bloomkamp, 2013)

Premessa: scrivo poco perché non ho la connessione nella nuova casa e perché sto lavorando ad alcune cosine.
Presto torno al solito regime, con tante novità, promesso.


COS'È: l'ennesimo 'meh' dell'anno.
Cosa ti ho fatto, 2013, eh? Riponevo così tante speranze in te!

Non riesco neanche a spiegare quanto aspettavo questo film, la seconda fatica di Bloomkamp, che quattro anni fa era 'quello scoperto da Peter Jackson' e poi è diventato 'il regista di District 9'.
Questo per dire quanto cazzo era figo District 9.

Forse sono delusa perché mi aspettavo troppo, forse non sono oggettiva, quindi proviamo a partire dai lati positivi di Elysium:
visivamente è perfetto.
Il tocco magico di Bloomy per lo squallore credibile (e, di confronto, per il lusso ipertecnologico) resta e al momento non ha eguali.
E sarebbe bastato questo, unito alla straordinaria regia, a rendere in maniera impeccabile ed originale uno dei temi più abusati della storia del cinema (ahah, come se ce ne fossero di non abusati, suvvia): ricchi VS poveri.

Spiega: Hayao Miyazaki

[BENVENUTI AL TREDICESIMO POST-SPIEGONE DI QUESTO BLOG]

È la notizia del momento a Venezia70, probabilmente è la notizia del mese, se non dell'anno, e stavolta pare vera: il Maestro lascia.
The Wind Rises sarà l'ultimo film diretto da Hayao Miyazaki, che ancora non ha detto a chi lascerà le redini (e se esiste un dio, l'eletto NON sarà Goro).

Cosa c'entra questa news con un post-spiegone?
C'entra.
C'entra col fatto che nella giornata di ieri, accanto alla notizia, sono apparsi commenti e post del tipo:
'era ora, non se ne poteva più, faceva sempre lo stesso film da anni e comunque anche quelli belli che due palle'.