Frozen - una nuova recensione perché mi fate incazzare da morire

Ok.
L'ho visto in italiano.
L'ho rivisto in inglese.
Son qui che scalpito perché voglio rivederlo in italiano E in inglese in 3D.
Nel frattempo ho scritto due parole qui.
Giusto due, mi son detta, che non voglio spoilerare niente a nessuno, tanto quando lo vedono capiscono subito la bellezza del film che scorre davanti ai loro oggi.
...
E invece UN CAZZO.
Ho compiuto l'errore di leggere varie recensioni e ora sono incazzata da morire.
Non so neanche perché perdo tempo: certa gente non saprebbe distinguere un elefante da un elefante marino e si mette a parlare di film.
Vi odio, santiddio, vi odio dal profondo del cuore.
Voi siete la progenie di quelli che, alla proiezione dei Fratelli Lumière, sono scappati dalla sala e il giorno son andati in giro a dire tutti che quella era un'arte senza futuro. Vi ho riconosciuti.
Prisoners (Denis Villeneuve, 2013)

COS'È: uno dei thriller più brutti, noiosi e telefonati degli ultimi anni.

L'unica vera domanda che sembra porre questo film è: è possibile rimanere svegli durante la visione di questo film?
La risposta è no, nella maniera più assoluta.
Se non vi siete addormentati, i casi sono due:
- è il primo e unico thriller che abbiate mai visto
- siete Denis Villeneuve

Nel primo caso, beh, i miei complimenti: dove avete vissuto finora?
Nel secondo caso, beh, i miei complimenti: bel film di merda, Denis.
Prisoners è un torture movie gratuito, nel senso che tutto ciò che riguarda Keller e Alex è irrilevante al fine delle indagini e ci ricorda solo quanto vadano di moda ultimamente i film dove il protagonista è un cripto (ma neanche poi tanto cripto) fascio.
Perché, fuori dai denti: chi è il colpevole si capisce la prima volta che entra nell'inquadratura.
Frozen (Jennifer Lee e Chris Buck, 2013)

COS'È: il 53simo film del canone classico Disney, ispirato a La Regina Delle Nevi di Hans Christian Andersen.
E aggiungerei: ispirato davvero bene.

In un anno in cui - a parte Miyazaki - le animazioni sono state davvero pessime, Frozen è (facili battute a parte) una boccata d'aria fresca.
Certo, la scritta lì in alto 'dai creatori di Rapunzel e Ralph Spaccatutto' è un pochino fuorviante: la leggerezza c'è, la morale 'alternativa' passata tramite temi classici anche, la perfezione della CGI ormai è indiscutibile, solo che... il risultato è diverso.
I personaggi sono un pochino più 'grezzi' e ho la netta sensazione che non servisse allungare il film: bastava rimodellare alcune battute, renderle meno 'standard' e più tagliate sul carattere dei personaggi che, purtroppo, qui parlano tutti in maniera molto simile (non ci sono guizzi verbali, peculiarità nella dizione...).

[PARENTESI DOPO LA VISIONE IN LINGUA ORIGINALE: ecco, in inglese c'è tutto, quindi niente, è perfetto]

Da dove viene allora l'adattamento magnifico di cui parlavo all'inizio?
Doctor Who - The Time Of The Doctor (Xmas Special - 800simo episodio)

COS'È: lo specialone di Natale del Dottore.
E siamo a quota 800 episodi.
(O T T O C E N T O!)

Ma chi è che ha convinto Moffat che sarebbe stato un grande sceneggiatore di sci-fi?
Perché NON CI SIAMO PROPRIO.
Forse più di qualunque altro genere, il sci-fi vive di regole estremamente precise e soprattutto di concatenazioni.
Ovviamente spesso si sfora nell'action - e ci mancherebbe, sai che palle altrimenti? - ma a livello di scrittura, di narrazione, cosa c'ha dato questo episodio?
Assolutamente nulla.
Moffat si crea un problema e si diverte un mondo a tentare di risolverlo, il che potrebbe anche andare bene, se la story line principale nel frattempo andasse avanti.
E invece no.
Niente viene aggiunto a ciò che sapevamo già e, cosa peggiore, non viene nemmeno introdotto degnamente Peter Capaldi.
Cosa mi devo aspettare dal nuovo Dottore? Che tipo è? Quale sarà la sua catchphrase? Ma soprattutto, a quale cavolo di punto della storia siamo rimasti?
Che facciamo? Lo buttiamo via tutto, questo episodio?

Gli zombie - pt. 02

[BENVENUTI AL DICIOTTESIMO POST-SPIEGONE DI QUESTO BLOG]

Che poi non è una spiega, ma un compendio di cose di zombie che non andrebbero perse per nessuna ragione al mondo.
Il perché dovreste vedere ed apprezzare questi film lo trovare qui, ma è fondamentalmente riassumibile in: PERCHÈ DI SÌ.

In realtà la classifica comprende anche zombie in senso lato, cioè non morti viventi, ma 'semplici' infetti che danno la caccia ai superstiti.
La differenza è sottile, ma prima che rompiate i coglioni era giusto evidenziarla e farvi star zitti.
Tutto ok?
Bon, iniziamo, tendenzialmente in ordine sparso, con un occhio di riguardo per la massima espressione di questo genere:
George A. Romero.

Gli zombie - pt. 01

[BENVENUTI AL DICIASSETTESIMO POST-SPIEGONE DI QUESTO BLOG]

Ve l'avevo promesso, quindi eccoci qui a parlare di un tema estremamente natalizio: lo zombie.

Tra tutti i mostri, questi esseri lentissimi con la loro fame atavica sono assolutamente i miei preferiti e (finger crossed) potrebbero anche essere uno dei pochi prodotti del cinema horror che non cadranno alla pussyfication degli ultimi anni.
Addio, amici vampiri; addio, amici licantropi,
è stato molto bello, ma o la smettete di luccicare, di girare senza t-shirt e di essere dei fighi o noi non abbiamo più nulla da dirci.
Grazie a iddio non riesco proprio ad immaginare un film in cui gli zombie facciano aperitivo in centro prima di azzannare qualche cervello.
Insomma, ci spero, cazzo.
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Lo so, questo blog non è famoso per la sua serietà, ma che vi devo dire: sarà la magia del Natale, sarà l'essere a casa e l'avere un po' di tempo finalmente per pensare, sarà quello che volete ma due frasi meno sceme del solito le vorrei provare a dire.
Siccome, però, io non sono brava con le parole (bella idea quella di avere un blog!) preferisco fare solo una piccola introduzione e poi affidarmi al discorso di qualcun altro.

Avere un blog di recensioni significa da un lato esporsi a confronti e critiche, dall'altro magari farsi conoscere agli occhi di persone che, live o virtualmente, ti etichetteranno.
'È la vita', direte voi.
Sì, vi rispondo io, solo che qui ci sono un po' meno feedback e, se non essere capita mi intristisce, essere intuita e dedotta mi svilisce.
Solitamente perché la gente deduce accazzo.

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Fanno tutti le classifiche di fine anno, e chi sono io, la figlia della serva?
In rigoroso ordine sparso e con una numerica random, come agli Oscar:

- VENERE IN PELLICCIA (Roman Polanski): ok, ordine sparso un cazzo. Questo è SICURAMENTE il mio film dell'anno e il perché l'ho già detto qui. Mi ripeto velocemente: anche a volerlo cercare col lanternino, questo film non ha difetti, sotto nessun punto di vista. È così bello che resta figo pure se lo vedete doppiato in italiano, per dire.

- THE WIND RISES (Hayao Miyazaki): è proprio vero che Dio ha la barba bianca. Però si son scordati di dirci che è anche nipponico e che fa del film della madonna. Ci lascia con questo capolavoro dal quale è uscito questo mio sproloquio. Riassumo dicendo che è forse il suo film più maturo e più importante, probabilmente in molti se ne renderanno conto tra qualche anno; nel frattempo dicono un sacco di cazzate.

- LOCKE (Steven Knight): non è ancora uscito in Italia, ma pare che arriverà nell'aprile del 2014. Devo dire che non ci speravo perché si sa che se un film non è una stronzata francese pseudo-ilare, noi non lo distribuiamo. E invece mettetevi un bel promemoria perché, come ho già detto qui, non so quante altre volte vi capiterà di vedere un film così lineare ed emozionante. Nolan, prendi nota. E un grazie speciale ad Andrea di Frames Addicted che mi ha permesso di vedere il film a Milano, dato che l'avevo perso a Venezia.

The Wind Rises (Hayao Miyazaki, 2013)

COS'È: il capolavoro finale di uno che nella sua vita ha prodotto solo capolavori.

Parlare in maniera imparziale di Miyazaki non mi è facile, anche se sono dell'idea che siano molto più faziosi quelli che - per motivi a me ancora sconosciuti - parlano male dei lavori dello Studio Ghibli.
Giuro che mi ci sono messa d'impegno, ho provato a seguire i loro ragionamenti, ho letto le recensioni, mi sono riguardata i film nella loro ottica, ma niente: secondo me dicono cazzate.
Tutti i film di SuaMaestà sono ineccepibili e quando magari sembrano un po' meno 'magici' restano comunque dei lavori quasi privi di difetti.
Miyazaki ha scoperto come si fa a non essere didascalici: si bypassano le parole e si parla al cuore, tramite le esperienze comuni che tutti abbiamo vissuto e che abbiamo anche 'dimenticato' una volta cresciuti.
Ma sono cose che in realtà non si scordano mai - esattamente come non ci si scorda come si va in bicicletta, grande tema del maestro, non a caso - infatti basta una piccola spintarella ed eccoci lì, a capire esattamente come si sentono Sophie, Chihiro, San, Satsuki, Mei, Kiki... e Jirō.
Wrong Cops (Quentin Dupieux, 2013)

COS'È: il lungo dopo Rubber aka il terzo film di Mr. Oizo (sì, la palletta gialla della pubblicità della Levi's, sì).

Peccato.
Davvero peccato, perché Rubber era pressoché perfetto, aveva un solo difetto e Wrong Cops era l'occasione per dimostrare di aver imparato.
Il problema del pneumatico assassino era chiaro: l'intero film non reggeva la pazzesca scena iniziale, quella del monologo.
Quattro minuti di perfezione sotto ogni aspetto, quattro minuti che ti fanno rinnegare il dio Hollywood per votarti interamente ad una vita fatta di film indie.
Poi però il film non reggeva. Interessante, carino, simpatico, ma dopo *quella* scena tutto sembra un po' sottotono.
Nessun problema: c'è sempre il prossimo film per fare meglio.
E invece.

Oldboy (Spike Lee, 2013)

COS'È: il mio eterno sacrificio per il bene di questo blog.
Ebbene sì: io ho visto Oldboy di Spike Lee e non ho coventrizzato il cinema solo per poter fare questa recensione.
Cioè, ci DEVE essere una sezione del CV dove posso inserire questa cosa, non può essere stato uno sforzo vano.

Al contrario di voi, piccoli hipster inutili, io non ho nulla contro i remake, come spiegato ampiamente qui.
Quindi, nonostante l'odio generalizzato, io sono andata al cinema senza troppi pregiudizi, memore delle cose buone che ha fatto Spike Lee.
Che poi, se ci penso bene, l'unica che gli è riuscita davvero è La 25sima Ora. E Inside Man.
Mh.
A ricordarmelo prima, non c'andavo al cinema, in effetti.
Vabbè, comunque, al contrario di voi io ho donato parte dei miei averi alla cassiera e non l'ho fatto imbottita di tritolo.
Lo Hobbit - La Desolazione di Smaug (Peter Jackson, 2012)

COS'È: la seconda parte del prequel della trilogia dell'anello. Anzi, il pre-prequel. O il sequel del pre-pre-prequel. Oppure... no, vabbè, basta, dai.

Madonna, devo ancora iniziare la recensione e sono già stanca.
Devo rifare il pippone dei 'film che per essere uguali ai libri devono essere diversi dai libri'?
Dai, l'abbiamo imparato, no?
Andiamo avanti, passiamo al livello 201.
E cioè che sì, ok cambiare il libro, ma per dio, Peter, NON LO TRASFORMARE IN UNA FANFICTION!
Datti un cazzo di limite. Stai lasco, se vuoi, ma datti un limite, perché sì, questo capitolo è decisamente meglio del precedente (quanto meno a livello di ritmo) e sì, va bene, diamo spazio alle sottotrame, ma ti sei forse scordato che il titolo è Lo Hobbit e non Legolas - Endorser Pantene? E neppure Orchi Come Non Ci fosse Un Domani (che per altro nel libro quasi non ci sono)?
C'era Una Volta Un'Estate (Nat Faxon e Jim Rash, 2013)

COS'È: un film meraviglioso che vince il premio per il Titolo Peggio Tradotto Evah.
E come sapete è una categoria nutrita.

Cosa succede quanto prendi due idoli incontrastati delle serie tv (Ben & Kate e Community), li metti insieme e dai loro come attore Sam Rockwell?
Succede che esce un film della STRA madonna, in grado di far piangere sin dal trailer.
E non parlo per sentito dire.
Poi si ride un casino, eh, ma si piange un botto, in un modo così bello, puro e devastante che ti si scioglie il cuore e ti vien voglia di prendere tutti i registi italiani e le loro commediucole banali e scontate e randellarli sonoramente finché non cambiano mestiere.
(Questa frase mi è sfuggita di mano, l'avevo iniziata con l'intendo di fare un'ode ai dolori dell'adolescenza e ad una storia che è intima pur essendo condivisibile da tutti. E invece VIULENZA. Scusate, mi ricompongo).
Hunger Games - La Ragazza Di Fuoco (Francis Lawrence, 2013)

COS'È: oh, capiamoci: ho caricato la primissima locandina perché è mille volte più bella, nonostante la data sbagliata.
Appo'? Appo'.
Ok, ora che vi ho zittiti lo dico: questo capitolo è 'L'Impero Colpisce Ancora' della saga.
Calmi, ora spiego.

Più di una volta, su questo MERAVIGLIOSO blog, abbiamo parlato di come, per essere identici, film e libri debbano tendenzialmente essere diversi, bandendo così definitivamente la frase 'il romanzo era meglio'.
Una volta avrei detto che no, non era il libro ad essere più bello, ma il film che vi eravate fatti voi.
Del resto, una volta ero una persona migliore, dalle frasi ad effetto e dal sonno regolare.

Guardando La Ragazza Di Fuoco questo salta palesemente agli occhi (non il fatto che ero una persona migliore, l'altra cosa): è vero, il film ha un'aderenza al romanzo davvero stupefacente e per la maggior parte del tempo questo non crea problemi - men che meno in chi ha letto i libri. Il problema sorge con alcuni personaggi controversi, come Johanna Mason: se non si è affini allo scritto della Collins, l'ultima mezz'ora di film - finale compreso - può creare un minimo di confusione.
Doctor Who - The Day Of The Doctor (speciale 50 anni)

COS'È: uno degli episodi speciali del Dottore, quello per i 50 anni.

Non so cosa il resto del mondo si aspettasse da questo episodio.
Sicuramente sono stati 80 minuti divertenti ed emozionanti, ma ciccia?
Pochetta.
Come ogni qual volta si riempie un film o una puntata solo ed esclusivamente di citazioni: finisce che ti dimentichi di scrivere una storia.
La pecca principare di The Day Of The Doctor è questa: doveva avere un core narrativo più forte, invece fa quello che potrebbe fare una puntata qualunque inserita all'interno della regular season.
Se non ci siamo annoiati è grazie ad un altro aspetto: questa puntata è una riflessione sul Dottore, sul cosa significa e cosa comporta esserlo, nel grande schema delle cose.
Un arazzo di vite e caratteri in un tripudio spettacolare di fez, cacciaviti e TARDIS più o meno rovinati.

Memo: Thor - The Dark World

Vi ricordo che MERCOLEDì (non giovedì, quindi) 20 novembre esce al cinema Thor - The Dark World.
Perché di mercoledì?
Perché Thor fa il cazzo che gli pare.

Posto la locandina US perché quella italiana con la sciacquetta non è contemplata.

Venere In Pelliccia (Roman Polanski, 2013)

COS'È: il più bel film che vedrete quest'anno. E non sto esagerando neanche un po'.
Non solo è il nuovo film di Roman Polanski dopo Carnage, ma ci sono Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric E BASTA.
Dico sul serio.
Cosa volete di più? E poi 'sta settimana al cinema c'è Jobs, e vi ho già detto qui quanto fa schifo.

Io i film così perfetti li odio, perché non dovrei nemmeno farci un post: vien fuori una roba imbarazzante da fangirl.
Peccato che sia la realtà: questo film è davvero impeccabile.

Perfetta la scelta del soggetto: ci sono pochi registi bravi come Polanski nel campo-controcampo in scene di pura conversazione concettuale e qui si tratta di un soggetto pieno di eccentricità nella narrazione che non scorda nemmeno per un momento l'impostazione classica.
Perfetta la scelta dei movimenti di macchina: la carrellata iniziale fluidissima e l'utilizzo sapiente della steadycam ci regalano da subito un senso di disagio (e fanculo alla shakycam dimmerda, santiddio, visto che si può fare anche senza?).
Captain Phillips (Paul Greengrass, 2013)

COS'È: il film che mi ha convinto ad investire tutti i miei risparmi in una fornitura eterna di supporti con teste mobili da consegnare a tutta Hollywood.

Capisco di trovarmi di fronte ad un bel film quando non riesco più a seguire montaggio ed inquadrature e mi faccio totalmente rapire da quello che avviene sullo schermo.
Dopo un inizio letteralmente imbarazzante (sul serio: i primi cinque minuti sembrano girati dal figlio seienne di Tom Hanks con uno dei primi cellulari con fotocamera), Greengrass come al suo solito sceglie di girare con camera a spalla, ma opta per un investimento saggio: tutto quello che ha risparmiato tagliando sui supporti, l'ha dato a sceneggiatori e montatori.
E per quanto la shakycam mi faccia vomitare (preparatevi al mal di mare), devo ammettere che lo stacco da un'inquadratura storta all'altra è estremamente ritmato e perfetto per la narrazione tesa che ci aspetta.

I film fascisti

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Non vi mentirò: questo post doveva essere la recensione di Ender's Game, un film che poteva essere tante cose buone ed è finito per rappresentare la parte peggiore del libro da cui è tratto.
Magari ne parlerò meglio in un altro post soffermandomi maggiormente sugli aspetti tecnici, non so, non ho ancora deciso.
Il punto è che questo è solo uno dei tanti lunghi che ultimamente mirano a plagiare lo spettatore e la cosa sinceramente inizia a diventare insopportabile, principalmente perché è fatta con l'inganno.
'Tutti i film vogliono plagiare lo spettatore', diranno i miei piccoli amici.
No: tutti i film hanno una tesi. Un punto di vista, un'idea da confermare o smentire.
E ovviamente non mi permetto di entrare nel merito della bontà di queste idee, purché tutto ciò venga fatto alla luce del sole.
Cosa che non sta più succedendo.
Gravity (Alfonso Cuarón, 2013)

COS'È: 'Cazzo, 'sto film mi fa rivalutare Armageddon. Almeno lì la figa aveva 20 anni'.
E potremmo tranquillamente chiuderla qui.

Esistono due tipi di film: quelli che non pretendono di avere alcuna veridicità fisico-scientifica (altrimenti guardando Fast & Furious dovremmo fermarci al logo d'apertura della Universal ed uscire dalla sala) e quelli che invece basano tutto sull'estrema aderenza alla realtà.
Entrambi presentano esempi mirabili e stupende cagate, non necessariamente la prima categoria è inferiore alla seconda: si tratta di coerenza con il mondo presentato.
Gravity è un film che NON potrebbe MAI e poi mai accadere.
Davvero: MAI.
Alfonso, ma come cazzo è possibile che mi fai una porcata del genere dopo quel capolavoro assoluto che era I Figli Degli Uomini?
Semplice: perché Cuarón è un regista, non uno sceneggiatore.
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Proprio oggi esce questo entusiasmante articolo, nel quale Vince Gilligan ringrazia a braccia aperte la pirateria.
Si è rincoglionito?
No, ha ragione.
Solo che non lo può dire proprio in maniera così esplicita.
E infatti ci infila, di seguito, un po' di cazzate.

Chi mi conosce sa che a cadenza regolare inveisco contro la gente che si prende il disturbo di venire da me a dirmi che si è scaricata un film e vuol sapere cosa ne penso.
La mia reazione, solitamente, include una qualche binomio animale-santo.
E ho scoperto che questo fa credere che io sia a favore di un mercato in cui la pirateria va punita.
Amici, parliamoci chiaro: questa NON è pirateria.

Il mockumentary e il found footage

[BENVENUTI AL QUINDICESIMO POST-SPIEGONE DI QUESTO BLOG]

Perché ho notato che c'è un po' di confusione in merito.

Iniziamo:
A quale esigenza rispondono mockumentary e found footage?
Ad una delle spinte più forti del cinema: voler raccontare qualcosa di artefatto secondo modalità realistiche.

Qual è la differenza tra mockumentary e found footage?
Il mockumentary è un finto reportage, completo di interviste e di altri elementi tipici quali fotografia curata, ripresa statica, comunicazione frontale.
Il found footage è il 'filmino delle vacanze', spacciato come casuale ritrovamento. Il casuale ritrovamento è l'aspetto fondamentale, quindi possiamo anche avere un tipologia di riprese diversa da 'filmo anche se non son capace', pensiamo alle telecamere di sorveglianza.

I film da NON citare altrimenti finisce che ve ne parlo tutta la sera e voi vi sparate nelle ginocchia

aka i miei dieci film live action preferiti evah, in rigoroso ordine sparso.
aka i miei film della febbre: li riguardo ogni volta che sto male e ogni volta mi emoziono/piango/mi stupisco.

('sto post è in bozze da una vita e un po' mi infastidisce averlo lì ad oltranza)
(e comunque è il mio blog, posto quello che mi pare)


STAR WARS (con un netto vantaggio di 'The Empire Strikes Back')
Non l'avreste mai detto, eh?
Del resto il titolo del blog non lo suggeriva, e sulla gamba non ho tatuato Darth Vader a mo' di santo, no, per niente (ciao mamma).
Ma non potevo non metterlo: è un film che ha cambiato il modo di fare cinema. La storia è derivativa da morire, i dialoghi sono ingenui e non vi dico lo scazzo all'idea di dover ringraziare quel panzone inutile di Lucas, ma ammettiamolo: è spettacolare ed emozionante, e pochi altri film spiegano così semplicemente i tormenti del bene e del male.
E mi fermo qui, perché voglio dare l'immagine di una persona misurata e composta.

Cancel 2013-2014 (reprise)

Bene, la seconda di Agents of S.H.I.E.L.D. è inguardabile.
Dichiaro terminata la stagione delle nuove serie tv.

Risvegliatemi a febbraio, ciao.
Cancel 2013-2014

Sono abbastanza sconvolta dalla bruttezza dei pilots di questa stagione:
tranne Agents of S.H.I.E.L.D. direi che si salva ben poco, il che vorrebbe dire che il mio blog si riempirebbe di recensioni di cose orrende.
E anche no, grazie.

Faccio allora l'esperimento contrario, cioè elenco ciò che, per un motivo o per l'altro, a mio avviso non si dovrebbe meritare il rinnovo per la prossima stagione.
Alcuni, ad essere sincera, non si meriterebbero neanche di finire questa, ma non soffermiamoci troppo sui dettagli:

Happy birthday!

Questo blog compie un anno e si fa ancora la pipì addosso.


Breaking Bad, addio e grazie di tutto (5X16)

(ho provato a scrivere questo pezzo senza spoiler, ma uno mi è inevitabile. L'ho scritto in bianco per cui potete leggere senza problemi. Se volete beccarvi lo spoiler, evidenziate il post e vi comparirà)

La chimica è lo studio della composizione della materia e dei suoi cambiamenti.
La formazione, la crescita, il decadimento e la trasformazione.
In Breaking Bad vediamo tutte queste cose: un sacco di cambiamenti, di sviluppi, di cadute e di modificazioni. E, naturalmente, un sacco di chimica in senso stretto.

Ora che la serie è finita, che il cerchio è chiuso, vediamo come tutti i fili sono stati presi e portati lì, dove dovevano essere, con grande maestria.
Ah, sì, prepariamoci a quelli che saranno delusi dall'episodio, perché 'è scontato'.
Certo che è scontato, ma non come lo intendiamo solitamente.
Lo troviamo (anzi, lo trovate, VOI, perché io l'ho amato) scontato perché abbiamo imparato a conoscere Walt come fosse una persona reale, vicina a noi, fisicamente parte della nostra vita.
Walt è crollato e ha accettato la morte serenamente?
Locke (Steven Knight, 2013)

COS'È: un film in tempo reale, girato completamente all'interno di un'auto.
Buried, ma fatto ancora meglio.
Finalmente questo anno cinematografico inizia ad avere un senso.

Ivan Locke sale in auto e guida per un'ora e mezza, da Birmingham a Londra.
Guida e fa telefonate. Oppure risponde alle chiamate in entrata.
Tutto qui. Sullo schermo Tom Hardy è l'unico attore e personaggio che vediamo e lo seguiamo mentre la sua vita cade a pezzi, proprio durante quel tragitto di un'ora e mezza.
Mom (pilot, CBS) e Dads (pilot, Fox)*


COS'È: "I don’t think Thor is technically a god"
"Well, then you haven’t been near his arms".
E CIAO, AMICI, CIAO PROPRIO.

Agents of S.H.I.E.L.D. è la serie tv che aspettiamo da quando siamo usciti dalla sala dopo aver visto The Avengers.
Tutti d'accordo?
Bon.

Il compito dello S.H.I.E.L.D. è presto detto: 'proteggere l'ordinario dallo straordinario' o meglio 'da ciò che non sono ancora pronti a sapere'.
La visione è interessante, perché nonostante i costanti riferimenti alla battaglia di New York e ai Vendicatori, il punto di vista è strettamente legato all'organizzazione, al suo rapporto con lo stato, a quello che non ci dicono, con varie motivazioni (il nostro bene è solo una tra tante).
C'è bisogno di questo tipo di prodotto in questo momento?
Sì.
Se avessi un minimo di voglia di editare questo post, ci aggiungerei Agents of S.H.I.E.L.D.

Com'è sapere che c'è un organizzazione che arriva perfino a manipolare se stessa e i Vendicatori?
E vi ricordo che stiamo parlando di gente tipo Thor, che quando si mette al volante di un'auto di F1 finisce che gli avversari bruciano in un incidente mortale (provate a dire che Rush non parla di questo).
Com'è, dicevamo?
Beh, è... adatto ai tempi.
Lo S.H.I.E.L.D. ci fa paura tanto quanto qualunque cosa segreta, ma un minimo ci rassicura perché in fondo senza di loro questo strano mondo sarebbe ancora più strano.

Agents of S.H.I.E.L.D. (pilot, ABC)

COS'È: "I don’t think Thor is technically a god"
"Well, then you haven’t been near his arms".
E CIAO, AMICI, CIAO PROPRIO.

Agents of S.H.I.E.L.D. è la serie tv che aspettiamo da quando siamo usciti dalla sala dopo aver visto The Avengers.
Tutti d'accordo?
Bon.

Il compito dello S.H.I.E.L.D. è presto detto: 'proteggere l'ordinario dallo straordinario' o meglio 'da ciò che non sono ancora pronti a sapere'.
La visione è interessante, perché nonostante i costanti riferimenti alla battaglia di New York e ai Vendicatori, il punto di vista è strettamente legato all'organizzazione, al suo rapporto con lo stato, a quello che non ci dicono, con varie motivazioni (il nostro bene è solo una tra tante).
C'è bisogno di questo tipo di prodotto in questo momento?
Sì.
Se avessi un minimo di voglia di editare questo post, ci aggiungerei Agents of S.H.I.E.L.D.
Sleepy Hollow (pilot, Fox)

COS'È: ambientare le cose ai giorni nostri is the new black.
Il risultato, invece, è più simile a delle signore di mezz'età che ho visto a bordo piscina a Las Vegas, in agghiaccianti costumi interi zebrati: troppa roba in troppo poco spazio. E fatta anche abbastanza male.

Ichabod Crane (Tom Mison), circa 250 anni dopo la sua morte, si ritrova catapultato nella Sleepy Hollow del presente. In un mondo molto diverso da come lo ricordava (... di questo ne parleremo a breve), presto si accorge di non essere l'unico a riapparire dal passato: anche il CavaliereSenzaTesta è tornato a seminare morte e terrore. Ad aiutarlo nel tentativo di fermare il famigerato demone ci penserà una caparbia e coraggiosa detective del piccolo centro, Abbie Archer, perché se non ci metti qualcuno di afroamericano non siamo ai giorni nostri.
Ora, quanto sa di puttanata una roba del genere?
Più o meno tanto quanto Once Upon A Time, eppure la prima stagione era figa (SOLO la prima).
Quindi, su, dai, diamogli una possibilità a 'sta cagata a questa cosa che nulla ha a che vedere con Tim Burton.

Rush (Ron Howard, 2013)

COS'È: il film che finora è riuscito meglio a Ron Howard.
Il rosso è il tuo colore fortunato, a quanto pare.

Ci sono due modi per recensire e giudicare un film così: con la testa e con il cuore.
Rush ottiene l'approvazione in entrambi i campi.

Eliminiamo subito la parte 'cuore': la F1 è uno sport che mio padre ha sempre seguito, fino a qualche annetto fa, obbligando le sue figlie (tre, poveretto) a fare lo stesso.
E come dargli torto: ora nemmeno io riesco a trovarlo interessante, ma la mia infanzia è stata segnata dalle levatacce nei weekend per vedere i vari GP.
Non ero nata ai tempi della sfida Lauda-Hunt (a Prost-Senna sì), ma c'è un momento che per me resta il simbolo di questo sport.
E no, non è l'incidente di Lauda. Certo, quelle immagini sono impressionanti: il muro di fuoco, l'inadeguatezza dei soccorsi, la pericolosità della pista, la prontezza degli altri piloti nell'aiutare un compagno... tutto vero e tutto da brivido.
Ma c'è un altro momento che è impresso nei miei occhi di bimba: il ritorno di Lauda, una manciata di giorni dopo l'incidente. Anzi, per essere precisa, la fine della corsa. Quando invece di sfilarsi il casco se lo strappa, perché le ferite sotto si sono aperte e gli hanno praticamente incollato la protezione addosso.

Spiega: il cinema come specchio della società (aka la paura)

[BENVENUTI AL QUATTORDICESIMO POST-SPIEGONE DI QUESTO BLOG]

Sì, ok, non sto più facendo i post sulle uscite settimanali, è vero.
Non so, vi mancano? Devo ricominciare a farli? Ditemi e ci penso.

Ok, finita la sezione 'Dillo a Edna', passiamo alla lezione di oggi che poi è la banalità di titolo che vedete lì in alto.
Perché parlare di 'ste cazzate? Intanto perché a me va e qui si fa come dico io, e poi per varie frasi che mi son state dette ultimamente.
Non scendo nel dettaglio, ma riassumo dicendo che il motivo per cui amo il cinema è lo stesso per cui adoro leggere i quotidiani e i romanzi: sono lo specchio della società.
Con la differenza che cinema e romanzi tendono ad 'anticipare' alcune tendenze (a causa della sensibilità degli autori), mentre i quotidiani si limitano a riportare le cose dopo che sono già accadute.
L'Arbitro (Paolo Zucca, 2013)

COS'È: un film italiano molto bello.
Ma pensa te cosa mi ritrovo a scrivere di lunedì mattina.

Eppure sono seria e convinta: L'Arbitro è un buon film e non solo per essere italiano.
Si tratta di un film che unisce un'ambientazione internazionale ad un aspetto molto regionale, tipico ed autoctono.
Accanto alle aspirazioni di gloria dell'arbitro Cruciani (Accorsi, che a me non piace, ma ci son due scene che valgono tutti gli 8 euri dati alla cassiera)(*blink*), ci sono le rivalità intestine e gli amori adolescenziali tipici di una terra isolata, che fa 'mondo a sè stante' come la Sardegna.

Zucca riesce dove la maggior parte dei registi italiani fallisce: riesce a dare un quadro realista ed oggettivo della propria terra natale, senza falsi stereotipi, ma allo stesso tempo mantenendo tutti gli elementi cardine che fanno parte dell'iconografia classica della Sardegna.
Monsters University (Dan Scanlon, 2013)

COS'È: il primo prequel made in Pixar.
E non sarà il capolavoro di questa casa di produzione, ma fossero tutti così i prequel e avremmo un valido motivo per smettere di lamentarci che ormai non si scrivono più personaggi nuovi.
E poi a voi non era piaciuto Brave, quindi che non capite un cazzo di prodotti non mainstream non era proprio un mistero.

Dobbiamo star qui a parlare di quanto sia figa la CGI?
Sullypelosone (sì, è una parola unica) era incantevole nel lontano 2001, in dodici anni la Pixar da questo punto di vista è solo migliorata e lo sapevamo già.
Quindi no, non parleremo né di questo né di tutte le citazioni che quei geniacci ci hanno infilato qua e là (ok, dai, una la devo dire, perché il palazzo centrale del campus che ricorda tantissimerrimo Cthulhu si merita due parole)(ok, fatto).
Perché sto facendo questa recensione, allora?
Perché il bello di questo film è che la Pixar ha le palle di fare un film assolutamente NON Disney pagata proprio dalla Disney.

Elysium (Neill Bloomkamp, 2013)

Premessa: scrivo poco perché non ho la connessione nella nuova casa e perché sto lavorando ad alcune cosine.
Presto torno al solito regime, con tante novità, promesso.


COS'È: l'ennesimo 'meh' dell'anno.
Cosa ti ho fatto, 2013, eh? Riponevo così tante speranze in te!

Non riesco neanche a spiegare quanto aspettavo questo film, la seconda fatica di Bloomkamp, che quattro anni fa era 'quello scoperto da Peter Jackson' e poi è diventato 'il regista di District 9'.
Questo per dire quanto cazzo era figo District 9.

Forse sono delusa perché mi aspettavo troppo, forse non sono oggettiva, quindi proviamo a partire dai lati positivi di Elysium:
visivamente è perfetto.
Il tocco magico di Bloomy per lo squallore credibile (e, di confronto, per il lusso ipertecnologico) resta e al momento non ha eguali.
E sarebbe bastato questo, unito alla straordinaria regia, a rendere in maniera impeccabile ed originale uno dei temi più abusati della storia del cinema (ahah, come se ce ne fossero di non abusati, suvvia): ricchi VS poveri.

Spiega: Hayao Miyazaki

[BENVENUTI AL TREDICESIMO POST-SPIEGONE DI QUESTO BLOG]

È la notizia del momento a Venezia70, probabilmente è la notizia del mese, se non dell'anno, e stavolta pare vera: il Maestro lascia.
The Wind Rises sarà l'ultimo film diretto da Hayao Miyazaki, che ancora non ha detto a chi lascerà le redini (e se esiste un dio, l'eletto NON sarà Goro).

Cosa c'entra questa news con un post-spiegone?
C'entra.
C'entra col fatto che nella giornata di ieri, accanto alla notizia, sono apparsi commenti e post del tipo:
'era ora, non se ne poteva più, faceva sempre lo stesso film da anni e comunque anche quelli belli che due palle'.
Jobs (Joshua Michael Stern, 2013)

COS'È: l'ennesima conferma che più si parla di un film, maggiori sono le probabilità che sia una ciofeca.

Del resto, cosa potevamo pretendere da un film le cui riprese sono iniziate meno di sei mesi dopo la morte di Steve Jobs e fatto uscire in fretta e furia, per lucrare?
Togliamoci subito il dubbio: Ashton Kutcher è ok. Si è preso la briga di studiare il personaggio e tutto sommato non gli riesce male, secondo me. Un po' troppo forzato, a volte al limite della macchietta o del manierismo, spesso simile ad un portatore di Asperger ma alla fin fine ci sta.
In realtà tutti gli attori sono all'altezza, ma nessuno di loro riesce a nascondere le grandissime lacune del film.
E no, non sto assolutamente parlando degli aspetti di imprecisione storica. Chissenefrega della precisione storica: è un film, non una pagina di Wikipedia.
L'errore principale (uno dei tanti) è stato fondamentalmente quello di voler riassumere oltre 25 anni di storia in due ore.
Perché se c'è una cosa che c'hanno insegnato i biopic degli ultimi anni (tutti, dai più riusciti come Il Discorso Del Re o Lincoln a quelli meh come Marilyn a quelli al limite dell'orrore come J. Edgar) è che il modo migliore per portare una figura reale sul grande schermo è rappresentare SOLO uno specifico, limitato periodo della sua vita.
Side By Side (Christopher Kenneally, 2012)

COS'È: un docufilm sulla rivoluzione digitale, una serie di interviste con contorno di spiegazioni tecniche cinematografiche direttamente dalla bocca di Martin Scorsese, George Lucas, David Lynch, Vittorio Storaro, Danny Boyle, James Cameron, Christopher Nolan, Robert Rodriguez, David Fincher e molti altri. Insieme ai registi, quindi, possiamo ascoltare le testimonianze di molti direttori della fotografia e color editor, i quali non hanno accolto il digitale a braccia aperte.

Come prima cosa vi consiglierei di vederlo perché della fotografia nel cinema non si parla mai abbastanza.
Come seconda cosa, proviamo ad analizzare i vari interventi.
Perché se tanti hanno detto cose giusto e condivisibili, altri - specialmente i DoP - si sono dimostrati molto molto conservatori.
I più parlano di come si sia perso quel 'rapporto di fiducia' tra loro e il regista: prima, infatti, quando il regista chiedeva, si affidava ciecamente alle parole del suo direttore della fotografia che solitamente rispondeva 'fidati, ho tutto qui dentro', picchiettandosi sulla testa.
Worst & Best: 18 luglio

Facciamola Finita è l'unico film decente di 'sta settimana, perché è estate e si sa che d'estate nessuno guarda i film al cinema, quel posto sempre fresco, con le sedie comode, dove puoi anche trovare cibo e bevande.
Chi mai ci vorrebbe passare due afose ore estive, eh?
Vabbè, discorsi sul marketing italiano a parte, il film ha riscosso talmente tanto successo in America che non vedo perché dubitarne.
Si tratta di una festa piena di gente figa interrotta ad un tratto dall'Apocalisse.
Ed è una commedia.

Lo specifico perché se questo fosse un film italiano NON sarebbe certo una commedia.
E farebbe schifo.
Pacific Rim (Guillermo del Toro, 2013)

COS'È: un sogno che diventa realtà.
E non intendo 'sogno' come un 'bel film che desideravo da tempo'.
Macchè.
Intendo che se sei cresciuto negli anni '80, quando qualcuno ti rompe i coglioni vorresti solo scatenargli contro il tuo robot più grosso.
Ecco: Del Toro ha fatto un film su 'sta roba.
Con tutti i pro e i contro del caso.

Quali sono i pro, sinceramente, non lo ripeterò: nel trailer c'erano due robe grosse che si menavano usando una petroliera.
Non ho altro da aggiungere, vostro onore.
Anzi, una cosa sì: combattere qualcosa usando un robot è il modo più idiota di difendersi.
Spero sia chiaro a tutti, vero?
Bon.
E quindi questo garantiva il massimo dell'entusiasmo.
Grossezza + stupidità = epic win.

E invece no.
Perché nonostante tutti i combattimenti si vedano benissimo (e fanculo anche la camera a spalla, Del Toro ti amo), non riesco minimamente a ricordarmi alcun personaggio di spicco.
Ma manco i loro nomi, per dire.
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Lo so che avevo già detto che era quello di Pacific Rim il trailer del mese, ma che ci volete fare: ci sono periodi più prolifici di altri.


E qui stiamo parlando di squali volanti da abbattere con le motoseghe.
Se ci aggiungi che è stato definito 'il peggior film di sempre', davvero non trovo ragioni per non vederlo.
Cioè, ciao amici, ciao proprio.
Siberia (pilot, NBC)

COS'È: dal trailer una figata.
Dal pilot, una fucilata nelle palle.

L'idea, ammettiamolo, era una bomba: 16 persone in un reality tipo Survivor che vengono prima abbandonati in Siberia e poi attaccati da qualcosa di misterioso e orrendo che li fa a pezzi.
Avrei (forse) perfino potuto (quasi) tollerare il found footage, ovvero quella tecnica chiamata anche 'checcazzostasuccedendodiomadonna'.
E invece non c'è quasi utilizzo di questo MIRABILE stile di ripresa.
C'è di peggio.
C'è DAVVERO il format (anche visivo) del reality.
Proprio il pacchetto completo: il presentatore, i confessionali che ci dimostrano come i personaggi siano più bidimensionali di una figurina e la noia.

To The Wonder (Terrence Malick, 2013)

COS'È: presente quando dico che uno dei peggiori difetti (tra i tanti) dei film attuali è il fatto che siano didascalici?
Ecco, questo è l'esatto opposto di un film didascalico.

Terrence Malick sta alla luce come Orson Welles sta alle ombre: i due maestri padroneggiano il loro elemento cardine con una leggerezza che riempie tutto lo schermo e non richiede nulla di più.
Malick è un pittore che ama la natura e le sensazioni che provoca - specie se legate all'infanzia - che dopo aver raccolto per oltre vent'anni il materiale che più lo colpiva (in ogni parte del mondo) ora assembla il suo film.
Fa esattamente quello che Leonardo, Michelangelo e gli altri artisti della loro epoca facevano: dato un tema, sempre lo stesso, rielaborano i dettagli e i punti di vista per dare origine a centinaia di variazioni, talmente diverse e distanti tra loro da non sembrare quasi appartenenti alla stessa mano.
Worst & Best: 11 luglio


Pacific Rim è il film che uscirebbe dalla mente di un 14enne tirato su (bene) a pane e cinema di quello figo.
Robe che vedo, come se fosse davanti ai miei occhi, Michael Bay in posizione fetale che si abbraccia le ginocchia e dondola avanti e indietro 'perché lui sì e io no?'.
Pacific Rim è un film onestissimo su robot grossi che menano mostri grossi.
Quello che vi stupirà, sul grande schermo, sarà proprio la dimensione 'sti cosoni, che attualmente non riesco a rendere a parole.
La storia? La storia c'è, molta più che in Man Of Steel, per dire (mortacci tua, Nolandemmerda).
Cos'altro devo dire per mandarvi al cinema?
Vi sanguineranno gli occhi, le orecchie ed il cuore; vi asciugherete alla bell'e meglio e rifarete la fila sorridendo alla cassiera.
Poi non dite che non vi avevo avvertito.

Worst & Best: 4 luglio

To The Wonder è il film di Malick dell'anno, che dev'essere impazzito perché mo' si è messo a fare un film ogni 365 giorni.
Prima ci pensava più o meno un ventennio, cos'è, la vecchiaia?
Beh, ben venga: a me Malick piace sin da La Rabbia Giovane (e vorrei ben vedere, è un capolavoro) e anche se so benissimo che a non tutti voi è garbato The Tree Of Life, sapete che vi dico?
Soocate.
Malick, nella sua ricerca e analisi del linguaggio cinematografico, ha coniato uno stile personale, dove il montaggio occupa una posizione di netta superiorità.
I suoi film partono tutti da un'idea, un'intuizione, una visione attorno alla quale il soggetto viene destrutturato e ricostruito in un'operazione sperimentale che, al momento, non ha eguali.
Stiamo qui a lamentarci che i film ormai son tutti uguali e poi caghiamo il cazzo a Malick?
Siamo seri, per dio.
E comunque non esce nient'altro questa settimana.

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Fondamentalmente è un Transformer fatto di steroidi (?) che utilizza una petroliera (??) come mazza ferrata (???) per combattere contro un mostro che è la summa di Mega Shark vs. Giant Octopus fatto di steroidi (????).

In altre parole: il film dell'anno.
The Lone Ranger (Gore Verbinski, 2013)

COS'È: il contributo di Disney al rinnovamento dei cosplayer che si ispirano a Johnny Depp, 'che quelli su Jack Sparrow iniziavano ad essere noiosetti.
Il Lucca Comics&Games ringrazia.
Per il resto, il film è Pirati Dei Caraibi nel far west.
Ma non lo dico io: lo dice il fatto che gli sceneggiatori, il regista e molti attori (ormai feticcio) siano gli stessi per entrambi i film.

Pare esserci un tentativo costante negli ultimi tre-quattro anni: la riabilitazione del western.
Ci riescono degnamente True Grit e Quel Treno per Yuma, mentre falliscono miseramente Cowboys & Aliens e Wild, Wild West.
The Lone Ranger è, purtroppo, molto più affine ai secondi che non al film dei Coen o a quello di Mangold.

Verbinski ci ha preparati a questo momento, prima con la saga Pirati Dei Caraibi e poi con Rango.
Soprattutto quest'ultimo è un lavoro western DECISAMENTE migliore dell'ultima fatica Disney, che invece si dilunga, in maniera nervosa e compulsiva, nel tentativo di aumentare a dismisura l'azione in un film la cui sceneggiatura si perde al primo assalto al treno.

Holy Motors (Leos Carax, 2012)

COS'È: un capolavoro.

Di cosa parla Holy Motors?
Nice question.
A prenderla dritta, vi posso dire che Holy Motors è la storia di Oscar.
Chi è Oscar?
Oscar è uno che ha degli impegni durante la sua giornata.
Come primo “appuntamento” (film?), Oscar interpreta una vecchia vagabonda con un passato tragico.
Secondo: interpreta un drago in motion capture.
Terzo: è la creatura di Merde, il segmento diretto dallo stesso Carax per Tokyo! (per altro anche l'attore è sempre lo stesso)
Quarto: è un padre di famiglia alle prese con una figlia che tende ad auto-isolarsi.
Quinto: è Alex, un poco di buono che deve vendicarsi di un rivale.
Sesto: è Vogan, un signore anziano che, in punto di morte, dà il suo ultimo addio alla nipote.
Settimo: è un uomo travestito (con una maschera da Uomo Ragno fatta in casa) che deve uccidere un ricco banchiere.
Spoiler?
Ah, vi piacerebbe! il punto è proprio questo: finora non vi ho detto NULLA della trama.