COS'È: il secondo film del commediografo irlandese Martin McDonagh, e se avete visto In Bruges sapete che non ci sarebbe altro da dire.
Per tutti gli altri sì, va bene, recensisco il film.

Ci sono film che provano in tutti i modi ad essere seri e realistici, ma che per diverse ragioni (a volte un regista incapace, altre uno sceneggiatore che non ha finito le medie, altre ancora degli attori cani, più spesso tutte e tre insieme) non ce la fanno.
Altri, invece, si muovo sui binari dell'assurdo in una cornice reale e per quanto il nostro vicino di posto al cinema continui a ripetere che no, dai, cazzo, non ha senso, che film di merda mi hai portato a vedere, ti ho detto che dovevamo venire a vedere quello con De Luigi, noi, nel nostro intimo, sappiamo che invece è tutto fattibile.
Ok, probabilmente non abbiamo amici mafiosi o serial killer, ma di sicuro, a raccontare le nostre storie personali, un bel po' di gente non crederebbe ad una parola.


7 Psicopatici tratta esattamente di questo: di storie incredibili ma drammaticamente reali.
Per tutto il film la parola "psicopatico" viene pronunciata in maniera scandalizzata praticamente da tutti e non stiamo esattamente parlando del pensionato della porta accanto.
O meglio: stiamo proprio parlando del pensionato della porta accanto, solo che non è quello che sembra. E non è neanche lo stereotipo di "non è quello che sembra".
L'annuncio pubblicato sul giornale e un piccolo stratagemma inventato per arrivare a fine mese (noted!) fanno sì che nella vita di Marty compaiano talmente tante storie che sarà difficile farle stare tutte in un unico film.
La narrazione è esattamente quella della vita reale: segreti che non vengono detti apertamente, amori contrastati, drammi familiari passati, vendette, aspirazioni, affetti e leggende distorte col tempo ma non per questo meno vere.
Fabula ed intreccio non corrispondono e lo spettatore si trova trascinato da un lato all'altro della storia raccogliendo pezzi a destra e a sinistra.
Il risultato è un film che straborda dallo schermo, che oltre passa i titoli di coda (date una chance ai credits finali, mi raccomando...) e che ci fa uscire dalla sala coscienti di aver visto una storia iper-realistica, in cui abbiamo messo tutto in discussione almeno una decina di volte, parteggiando un po' per tutti, a turno.
Probabilmente nelle nostre vite non ci saranno mai così tanti cadaveri (me lo auguro, quanto meno) ma di sicuro tutti abbiamo una storia da raccontare. E per quanto possa essere surreale, nulla la renderà meno vera.
Certo, dobbiamo riuscire ad avere la capacità di analisi di Martin McDonagh, uno che fa correre il proprio film su binari spesso già visti, rischiando almeno un paio di volte di finire nella banalità per poi uscirne con una contorsione di trama talmente pazzesca da risultare perfettamente coerente.
Il doppiaggio fa perdere moltissimo (poi un giorno capirò perché a uno bruciato dalla vita come Tom Waits, diamo sempre una voce da fighetto castrato. Ma l'avete sentito? Parla dall'oltretomba, cazzo!) ma il black humor oltrepassa anche questo problema, aiutato anche dalla perfetta interpretazione di un cast che farebbe la felicità di qualunque regista.

Un'ora e mezza di pragmatismo e follia spicciola, magistralmente diretti.
Non perdetelo, credetemi.


GUARDALO SE:
sei nostalgico del pulp: questo è quello vero
ami violenza, sarcasmo e cani

EVITA SE:
hai meno di 14 anni (non ti fanno entrare, ma tu provaci lo stesso, dai)
ti fa davvero impressione la violenza (ci sono un paio di tagli di gola che han fatto sussultare la sala)
non sei uno che apprezza l'assurdo

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Edna Von V
Se c'è qualcosa di più importante del mio ego su questa nave, la voglio catturata e fucilata.

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